mercoledì 20 novembre 2013

THI IS MY FOREST


FREEDOM ROOM

Listone Giordano collaborara con Cibic workshop e Marco Tortoioli Ricci al progetto Freedom Room in mostra alla Triennale di Milano.
Un nuovo concetto di ospitalità; un modulo abitativo essenziale, a basso costo, pensato con i detenuti e prodotto in carcere. Una proposta/prodotto, una mostra, una installazione per l’ospitalità temporanea e sociale, hotel diffusi, ostelli.
Freedom Room è un progetto nato dalla collaborazione con una delle carceri di massima sicurezza italiane. La Casa Circondariale di Spoleto. In quel carcere la cooperativa Comodo svolge, dal 2003, un lavoro di formazione dedicato alla qualificazione professionale dei detenuti nell’ambito del design, della grafica e dell’editoria. Nel 2009 nasce la collaborazione con Aldo Cibic e il suo studio per riflettere circa le possibilità che il design può rappresentare per qualificare il lavoro all’interno del carcere. A Spoleto c’è una grande falegnameria; qui si producono molti degli arredi per le altre carceri in Italia. Lavorando insieme ai detenuti abbiamo imparato che molti di quegli oggetti nello spazio di una cella diventano altro. Lo spazio stesso diventa altro. Le condizioni di costrizione e necessità in cui si trovano a vivere molti dei detenuti nelle nostre carceri, li costringe a reinventare sia lo spazio della cella che la funzione di molti degli oggetti che vi si trovano dentro. È da questa constatazione che è partita la riflessione che ha portato alla nascita del progetto Freedom Room. Abbiamo chiesto ai detenuti che lavorano in quella falegnameria di essere nostri consulenti. Con loro è nata l’idea di una cella più vivibile. Un modulo compatto e funzionale che può rispondere a nuove necessità. Freedom Room sarà la stanza di un albergo a basso costo o di un ostello diffuso per i giovani. Allo stesso tempo è la risposta aperta a nuove necessità di abitazione a prezzo accessibile. Freedom Room è il punto di partenza per ripensare le celle delle carceri italiane. Presentiamo questo progetto alla Triennale con il primo prototipo realizzato, una mostra, una conferenza.
Il design può essere uno strumento di innovazione sociale? Può dare risposte a nuovi bisogni emergenti? Può, in altre parole, essere uno strumento di liberazione?
È nato da queste domande Freedom Room, laboratorio sul design in carcere condotto da Aldo Cibic e Tommaso Corà, in collaborazione con Marco Tortoioli Ricci. Sono nate dall’ascolto di un gruppo di detenuti le riflessioni che hanno portato all’idea di ‘abitare-con-poco’, a un ambiente in cui, perché piccolo, gli oggetti devono assumere più di una funzione, dove lo spazio deve poter essere interpretabile e flessibile. Una cella è un guscio chiuso, definito, uno spazio limite, come un modulo spaziale. Chi lo abita ha bisogno che quello stesso spazio sia cucina, camera, studio, sala giochi, armadio, palestra, biblioteca e altro ancora. Un interno che viene perennemente reinventato dai bisogni e dalle necessità di chi è chiamato ad abitarlo. In quel ‘modulo’ uno sgabello diventa un forno, un letto un armadio, una lattina un’antenna, il tavolo una palestra. Si riscopre, in quello stesso modulo e ovviamente per necessità, che lo spazio ha una dimensione flessibile se cambia l’esperienza che di esso ogni individuo può fare. Freedom Room, il progetto di una stanza di albergo di soli 9 mq, è nata dall’incontro del mondo del design con il mondo del carcere e l’insieme delle soluzioni, comportamenti, riflessioni intorno ad esso. 9mq sono le dimensioni della cella, idea di abitare minimo di massima ottimizzazione. Un nuovo concetto di ospitalità, un modulo abitativo essenziale, economico, pensato con il, e prodotto in carcere. Riabilitazione, produzione, pensiero. Freedom Room diventa quindi una proposta/prodotto per l’ospitalità temporanea, hotel diffusi, studentati, ostelli, soluzione temporanee (studenti al salone del mobile), o innovative formule permanenti. Diventa anche la risposta ai bisogni di fasce di popolazione in nuova condizione di emergenza, nuovi poveri, non occupati, ecc. Una stanza, quindi, un ambiente disegnato per ottimizzare lo spazio, lavorare, studiare, soggiornare, fare festa, ma anche strumento di riattivazione urbana di spazi in disuso. Il modulo Freedom Room può essere posto dentro spazi industriali, spazi urbani, commerciali o non, non più occupati. Può diventare, in sostanza, motore di nuove dinamiche sociali destinate a reinventare l’idea di comunità di un quartiere. Freedom Room rappresenterà anche una nuova idea di network Cibic Workshop – Comodo, Comunicare Moltiplica Doveri sociale, un nuovo modo di accedere, prenotare, relazionarsi a social network locali dove è possibile sapere chi e come usufruisce dei moduli, chi è il tuo vicino di stanza e quali sono le sue abitudini. Freedom Room sarà presentato con una mostra e una installazione al salone che sviluppi ulteriormente questo concetto, intersecandolo con altre storie possibili. In un tempo di crisi, dal carcere nascono nuove idee ed esempi di innovazione, coesione sociale, riabilitazione.
Web release
http://gizmodo.com/5995111/a-prison-cell-designed-by-the-inmates-who-live-in-them
http://www.good.is/posts/freedom-room-how-prisoners-helped-design-a-modular-low-cost-living-space/
http://www.decoesfera.com/otros-espacios/una-nueva-unidad-de-habitabilidad-concebida-en-la-carcel
http://obengplus.com/articles/1529/1/Disain-Freedom-Room–apartemen-micro-mirip-seperti-penjara-Memaksimalkan-peralatan-kamar
http://curbed.com/archives/2013/04/22/tour-a-tiny-home-designed-with-the-help-of-criminals.php
http://homes.yahoo.com/news/tour-tiny-home-designed-help-criminals-193000216.html
http://tervlap.hu/cikk/show/id/2046
http://inhabitat.com/
http://www.cnbeta.com/articles/234697.htm
http://www.gadgetos.com/noticias/prisioneros-disenan-mini-vivienda-tamano-celdas/
http://oglobo.globo.com/blogs/pagenotfound/posts/2013/04/22/a-cela-dos-sonhos-dos-presos-494190.asp
http://www.theverge.com/2013/4/22/4252210/inmates-dream-prison-cell-could-be-a-blueprint-for-low-cost-housing

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